La Madonna della Consolazione, la tavola dell’Assunzione e la confraternita della Cintura in Agnone.
Tra le cose che hanno attirato la mia attenzione in Agnone vi è la Madonna della Consolazione che si trova nel primo altare a sinistra della chiesa di S. Nicola.
In questa chiesa nel 1824 si stabilì una confraternita che si chiamò della “Cintura” ovvero della “Consolazione”.
Così si legge sotto l’altare:
HIC UBI CINTURAE COEUNT SUB NOMINE FRATRES SUMPTIBUS HIC FRATRUM VIRGINIS ARA SEDET A.D. 1829.
“Qui dove i confratelli si riuniscono sotto il nome della Cintura, qui l’altare della Vergine si regge a spese dei confratelli. Anno del Signore 1829”.
La questione della doppia intitolazione della confraternita è particolarmente interessante perché ci permette di entrare nel complesso mondo della simbologia cristiana e della interpretazione iconologica.
Nel nostro caso dobbiamo fare un articolato ragionamento per arrivare a capire il perché di questa strana circostanza in Agnone e forse la soluzione potrebbe essere trovata osservando una delle opere più interessanti che si trovano in un’altra chiesa della città.
Ma andiamo in ordine, cominciando dalla titolare dell’altare che è la madonna della Consolazione, detta anche della Cintura.
Nella tradizione cristiana la doppia intitolazione sarebbe legata alla tradizione del particolare affetto che la Madonna avrebbe riservato a S. Agostino e a sua madre Monica.
Si racconta che Monica, avendo perso suo marito Patrizio e preoccupata per la crisi religiosa e spirituale del figlio Agostino, si sarebbe rivolta alla Madonna per sapere come si era vestita dopo la morte del marito S. Giuseppe.
La Madonna le sarebbe apparsa vestita di nero e con un cingolo ai fianchi e l’avrebbe sollecitata a vestirsi allo stesso modo per rispettare il lutto per il suo marito Patrizio. Se avesse ottemperato a tale suggerimento Monica avrebbe avuto contemporaneamente la protezione della Vergine e la sua consolazione per la vedovanza.
La cosa avrebbe influenzato a tal punto S. Agostino da indurlo a stabilire che il vestito dei suoi monaci fosse nero e che fossero cinti di un cingolo di cuoio. Certamente a partire dal 1263 (papa Innocenzo IV) gli Agostiniani assunsero ufficialmente tale abito e dal 1256 asserirono che il colore e la foggia del loro abito era legato proprio alla volontà di essere protetti e consolati dalla Madonna cosi come era apparsa a Monica.
Dalla metà del Quattrocento si cominciarono a sviluppare in Italia confraternite laiche i cui membri spesso presero il nome di Cinturati. A cominciare da quella di Bologna che divenne talmente importante da essere autorizzata a costituirne altre lontano da Bologna. Nel secolo XVIII le confraternite dei Cinturati si diffusero in tutta Italia e nel 1824 se ne formò una anche in Agnone.
La Madonna della Consolazione tra i santi Agostino e Monica (Foto Armando Sammartino)
Sul riferimento alla tradizione agostiniana ci viene incontro anche un quadro di valore artistico non particolarmente alto che alla fine del XIX secolo fu applicato alla parte posteriore dell’organo della chiesa di S. Nicola e che risulta eseguito da un certo O. Malatesta nel 1894. Vi si vede rappresentata la Madonna della Consolazione che porge il cingolo a S. Monica da una parte e a S. Agostino dall’altra. S. Agostino è rappresentato con gli abiti da monaco mentre i suoi simboli vescovili (mitra e pastorale) sono appoggiati a terra.
La festa si celebra la prima domenica di settembre di ogni anno anche perché nel Calendario e Messale Agostiniano la festa è fissata per il 4 settembre.
La questione, a questo punto, sembrerebbe risolta, ma vi è un particolare che non combacia con la tradizione. La madonna della Consolazione di Agnone non è vestita di nero. Dunque la tradizione agostiniana non può essere l’unico riferimento iconografico o, più precisamente, iconologico.
Tavola dell’Assunta. (XV-XVI sec.). Chiesa di S. Francesco
Nella iconografia cristiana esiste un altro riferimento al cingolo della Madonna e ne abbiamo conferma anche in Agnone, all’interno della chiesa di S. Francesco.
Il primo altare a sinistra ha una pala d’altare dedicata all’Assunzione di Maria Vergine al Cielo.
E’ una delle opere più interessanti che abbiamo nella nostra regione e nulla si sa della sua committenza, che originariamente doveva essere privata, tant’è che nel XVIII secolo apparteneva al barone Agostino Beradicella che in vita dispose che alla sua morte sarebbe satata donata ai conventuali di S. Francesco.
Cosa che sarebbe avvenuta dopo il 1735 quando il barone passò a miglior vita.
Interessa un particolare. Tra gli apostoli che osservano la Madonna che viene assunta in cielo ve ne è uno che regge con le mani una cintura. Come se l’avesse appena ricevuta.
S. Tommaso apostolo che riceve il Sacro Cingolo dalla Madonna.
Per capire il senso della pittura dobbiamo necessariamente attingere al testo apocrifo detto delle Pseudo-Giovanni che descrive nei particolari cosa si accaduto al momento della morte della Madonna e racconta dell’episodio di Tommaso che riceve il sacro cingolo direttamente dalle mani della Madonna.
“Allora il beatissimo Tomaso fu condotto improvvisamente al monte degli Ulivi, vide il beatissimo corpo che se ne andava in cielo e prese a gridare: “O madre santa, madre benedetta, madre immacolata, se ho trovato grazia, andando tu in cielo, rallegra il tuo servo per mezzo della tua misericordia”. Ed ecco che dal cielo fu gettato al beato Tomaso il cordone con il quale gli apostoli avevano legato il corpo santissimo. Egli lo prese, lo baciò, rese grazie a Dio e se ne ritornò nella valle di Giosafat”.
Sulla scorta del racconto apocrifo dello Pseudo-Giovanni sappiamo con certezza che il personaggio rappresentato con il cingolo in mano altri non è che l’apostolo Tommaso.
Tanto è sufficiente per affermare che la leggenda della consegna del cingolo da parte della Madonna in Agnone era già conosciuta sebbene riferita a un episodio diverso da quello della tradizione agostiniana.